lunedì 16 agosto 2010

Route A4 - La Giungla d'Asfalto

Ogni mattina un pendolare apre gli occhi, e sa che dovrà rincorrere i propri ritardi fino al fatidico timbro. Ma per farlo deve farsi strada, ogni maledetto giorno, nella giungla d’asfalto, il più spietato dei nemici. E’ qui che sono diventato un uomo, sull’A4, l’autostrada più trafficata d’Italia, dove ogni chilometro ti insegna qualcosa, ogni piazzola di sosta ha la sua storia da raccontare. Ma in autostrada devi imparare a starci. E’ una questione di onore e rispetto, di riuscire a riconoscere quando puoi fare l’arrogante e quando devi stare al tuo posto, perchè i cavalli che hai davanti al naso non ti permettono niente di meglio che una mediocre corsia di destra. 
E’ una sorta di migrazione metallica verso una terra promessa per ognuno diversa. Ci sono elefanti autoarticolati, col loro nervoso, pesante incedere di redbull e caffeina, spider feline che graffiano l’asfalto, ostentando cavalli e tamarraggine. Ingombranti Furgoncini austroungarici, goffi orsi a quattro ruote, gazzelle con la sirena dall’accento partenopeo. Un ecosistema perfetto in cui devi trovare il tuo posto, cacciatore o preda, arrogante o remissivo, guidatore accorto o virtuoso del sorpasso azzardato, con un solo grande obiettivo in testa: arrivare al lavoro in orario. In questa eterna lotta contro il tempo e l’asfalto, molte sono le sfide che devi affrontare: sfide di intelligenza, di carisma, di sopportazione del sonno. 
La prova più dura, detta del sorpasso arrogante è un po’ come la notte nella foresta per i giovani spartani. Tu con la tua Punto, dignitosa, onesta, un battito di ciglia sopra la mediocrità di un utilitaria, ma piena di orgoglio. Ti trovi davanti il solito SUV, chessò, un BMW X4, potente, elegante, arrogante. Lo stronzo che lo guida, sigaretta in bocca e telefono all’orecchio, si sbraccia vistosamente nel fervore della chiamata. Velocità: 102 km/h. In ritardo come di costume, prendi coraggio, freccia a sinistra e via. Il tuo sorpasso è una lenta agonia. Lo stronzo, appena avverte con la coda dell’occhio un’auto di così basso rango osare affiancarlo, spegne febbrilmente la sigaretta, mette la cuffie per il telefono e si appresta a farti mangiare la polvere, a riaffermare la sua supremazia sociale prima ancora che virile. E’ il momento decisivo. Cosa fare in questi casi lo impari solo dal libro non scritto della strada. Coraggio, abilità e sfrontatezza ti riempiono il petto e diventi la persona che hai sempre sognato. Affianchi lo stronzo che dapprima incrocia il tuo sguardo con ostentata superiorità. Tu sostieni lo sguardo, abbassi leggermente gli occhiali da sole e abbozzi un sorrisino di sfida. Il bastardo dissimula per quanto può, ma il viso paonazzo e la vena che gli pulsa nervosa sul collo ti dicono che hai fatto centro. Dicevamo, il sorpasso dura una vita. Lui che tenta di far correre i cavalli, ma un autoarticolato turco, con autista in evidente debito di sonno, fiaccano ogni tentativo di sorpasso a destra. Tu che in due, tre eterni minuti, ti porti alla pari e lentamente lo superi, mantenendo la paresi di quel sorriso che tanto lo infastidisce. Come l’hai superato, lui ti si mette ovviamente dietro e, ormai accecato dall’ira, ti fa i fari standoti a cinquanta centimetri dall’auto. 
Qui il piano si fa più complesso e richiede conoscenze tecniche, tenuta di nervi e una sottile psicologia: ti attesti sui 130 km/h, in modo da essere legalmente inattaccabile e ogni tanto dai un leggero colpetto al freno, in modo da indurgli la convinzione che potresti prima o poi frenare sul serio. Poi visto che i suoi fari, puntati come due luminosi occhi accusatori sulla tua nuca, ti mettono a disagio, sfrutti la differente altezza delle due auto per ricacciaglieli in faccia con sapiente uso dello specchietto retrovisore. Allora, e solo allora, quando il merdoso guidatore di SUV, accecato dall’ira, schiumante rabbia da ogni orifizio, starà pensando ad ogni stratagemma legale e illegale per superarti, tu rallenta ancora, diciamo 90 all’ora, rimetti la freccia a destra e infilati nel primo autogrill, ma prima di entrare volgi lo sguardo alla tua nemesi: la rabbia cieca ha lasciato posto a un misto di umiliazione e spaesamento. E’ sconfitto, umiliato da un’auto che avrà un decimo della sua cilindrata, beffato da un ragazzetto imberbe con una dichiarazione dei redditi da terzo mondo. Non potrà più superarti, ne oggi, ne forse mai più; la sua giornata, la sua intera settimana sarà una merda e se la prenderà col primo sottoposto che incrocerà entrando in ufficio. Per te è un’ottima giornata, ti senti un po’ come un Robin Hood della A4, l’autostima è alta e sei pure in leggero anticipo. 
Parcheggi, prendi portafoglio, telefono, chiudi l’auto con gesto sicuro ed entri nell’oasi dei viaggiatori, il paese dei balocchi degli automobilisti, entri in autogrill…

-CONTINUA-